La maratona, le arti marziali e l’equilibrio energetico dei progetti

Un collega (che in realtà poco sa delle arti marziali) mi ha fatto osservare l’altro giorno che a differenza delle arti marziali, che sono basate e favoriscono l’equilibrio energetico, la maratona no, “brucia” energia, è un’attività estremamente energivora. Devo ammettere che lì per lì mi sono trovato spiazzato da questa considerazione, mi pareva sensata e ineccepibile. Ho cominciato quindi a riflettere sull’equilibrio energetico all’interno delle varie attività, sportive e non, e sul senso stesso di equilibrio energetico.

Sono partito dalla constatazione che io sono in equilibrio energetico e, anzi, l’attività podistica mi ha favorito un maggiore equilibrio fisico e mentale a tutti i livelli. Il che sembra confermare l’ipotesi, non mia, che la maratona è una sorta di arte marziale, seppur in ‘salsa occidentale’, in contraddizione con quanto affermato dal collega. Ma dove trovare una spiegazione convincente? Ho provato ad affidarmi alla fisica riflettendo sui principi della termodinamica (vedi).

Cercando di semplificare, la fisica dice che data una quantità di energia immessa Q1 una macchina, per quanto efficiente possa essere, trasformerà in lavoro W solo una parte di questa energia mentre una parte Q2 sarà dispersa, tipicamente sotto forma di calore. Questo concetto descrive il funzionamento della cosiddetta “macchina di Carnot” e anche il corpo umano dell’atleta non sfugge al funzionamento di questo tipo.

Courtesy of Wikipedia
Schema della macchina di Carnot - Fonte: Wikipedia

In primissima approssimazione l’atleta durante la propria attività brucia energia (il pane e la pasta!), il Q1, ne trasforma una parte in lavoro (la corsa!), il W, e la restante parte la “butta fuori” sotto forma di calore Q2 che viene dissipato mediante il sudore.

A un’analisi più attenta ci si rende conto che l’energia non è trasformata tutta in lavoro utile in quel momento ma anche in lavoro ‘potenziale’, nel senso che nel corso del ciclo alimentazione-allenamento vengono immagazzinate in qualche modo energie sia fisiche che psichiche da utilizzare successivamente.

Un fattore ulteriore, comune ad altre discipline sportive, è che le energie fisiche e psichiche sono immagazzinate secondo modalità che permettano il loro utilizzo in modo molto direzionale e finalizzato.

Qui secondo me sta la vera analogia tra la maratona e le arti marziali: sono discipline che insegnano a gestire l’energia, a immagazzinarla per poterla utilizzare all’occorrenza, in una direzione bene precisa e con elevata intensità.

Sul suo interessante blog Formazione Marziale Walter Allievi fa al proposito una interessante analogia tra la metafora della maratona e quella del pugno:  in effetti quello che cambia tra la maratona e il pugno sta ovviamente nella velocità di erogazione dell’intensità, in un caso si parla di qualche ora nell’altro di frazioni di secondo, ma sempre di azione direzionale e intensa si tratta, sono momenti in cui si ‘spara’ fuori tutta l’energia che si è accumulata in allenamento, sia mentale che fisica.

Allenarsi a gestire i progetti è un po’ la stessa cosa ed entrambe le metafore ci aiutano: perché il project management possa essere efficace e incisivo, occorre che il project manager sappia preparare e gestire le risorse in modo da orientare lo sforzo di progetto nella direzione corretta, alla giusta intensità e al momento giusto. Per poterlo fare però deve essersi allenato lui e deve avere allenato la propria squadra a una corretta gestione dei equilibri energetici di progetto che non sono da considerare solo in termini economici e di business case, ma riguardano tutte le risorse coinvolte: umane, tecniche, organizzative e, certo, anche economiche e finanziarie.

Anche i progetti, in definitiva, sono soggetti alle inesorabili leggi della termodinamica, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo, forzando equilibri energetici insostenibili e sorprendendoci poi se il progetto ‘scoppia’.

4 commenti su “La maratona, le arti marziali e l’equilibrio energetico dei progetti”

  1. Ciao Marco,
    chiamato in causa, dico molto volentieri la mia 🙂
    Può darsi che il tuo amico intendesse bruciare “Qi” (qui l’articolo di wikipedia a riguardo http://tinyurl.com/2fc5hyx) quanto parlava di “bruciare energia”.
    Ora, vado a braccio e devo recuperare il testo dove si parla esplicitamente dell’argomento. Se non ricordo male si tratta di uno dei 13 saggi di Cheng Man-Ching ma mi riservo di controllare.
    In ogni caso credo vada fatta la distinzione fra l’energia in senso occidentale-fisico, l’energia presa in considerazione dalla termodinamica appunto, e quella in senso orientale-filosofico, l’energia intesa come essenza dell’uomo o energia dell’universo, un concetto più metafisico che fisico.
    Secondo gli orientali, gli sport usuranti (il che comprende anche molte arti marziali), così come il lavoro duro, bruciano il “Qi” accumulato. Il “Qi” fondamentalmente si accumula con la meditazione, il movimento lento, il riposo, il nuoto (si, quello si…), la corretta alimentazione, l’allineamento fra spirito, intenzione e mente razionale e via dicendo…. Il Qi è correlato con l’energia fisica e la forza psichica, ma, ovviamente, non è la stessa cosa.
    L’argomento, almeno per quanto mi riguarda, è piuttosto complesso e ammetto di non sentirmi adeguato nell’affrontarlo, ma a naso mi sento di dire che il tuo amico in qualche modo ci abbia preso. Senza però ben aver presente, forse, cosa fosse l’energia di cui parlano (e a cui aspirano) gli artisti marziali.
    Per il resto io sono assolutamente d’accordo con quello che hai scritto nel tuo articolo, soprattutto quando parli dell’analogia tra la maratona e le arti marziali: “sono discipline che insegnano a gestire l’energia, a immagazzinarla per poterla utilizzare all’occorrenza, in una direzione bene precisa e con elevata intensità.”
    Quindi, a costo di sembrare troppo “polite”, mi verrebbe da dire che avete ragione tutti e due. Parlate solo di due energie diverse.
    La differenza sta forse in questo (il che non ha nulla a che vedere con la validità delle metafore a livello formativo): mentre la capacità di immagazzinare l’energia per praticare sport usuranti cala con l’età (non cala invece, semmai aumenta, la capacità di utilizzarla per bene), la capacità di immagazzinare Qi aumenta col tempo, tant’è che ci sono dei vecchietti che fanno cose incredibili grazie proprio a questo tipo di energia.
    Credo però che dovremo parlarne ancora 🙂

    1. Ti ringrazio del commento, che mi ha aperto una ulteriore finestra di approfondimento, sul “Qi”. In effetti non so il collega a quale energia si riferisse, io da buon ‘occidentale’ mi sono lanciato sui principi della termodinamica 🙂
      Poi sono d’accordo con te che la capacità di praticare sport usuranti cala con l’età, anche se c’è un aspetto che non cala (e forse è proprio quella parte ce ha a che fare con il Qi) ed è la capacità di utilizzare lo sport (usurante o no che sia, intenso o blando che sia) per immagazzinare energie di tipo psichico. In effetti, e credo che sia una esperienza non solo mia, ho notato che rispetto a quando avevo vent’anni, anche se corro di meno e più piano, sono mentalmente più forte. Non solo, riesco a sfruttare ‘di più’ a livello mentale quel ‘di meno’ che faccio a livello fisico. Forse perché con l’età si acquista maggiore capacità di allineare spirito e azione, ma sta di fatto che lo si può sperimentare.
      E questo aspetto mi pare che abbia un forte valore metaforico, ma anche molto pratico e operativo, per la gestione dei progetti, perché gestire l’energia, imparare a direzionarla, a controllarla nella vita come nei progetti ha qualche cosa a che fare con l’armonia dell’universo.
      Qui però mi fermo che perché mi sto veramente addentrando in terreno sconosciuto e non vorrei dire delle sciocchezze. Mi riprometto di approfondire il concetto del Qi e poi magari riusciremo ad approfondire meglio.
      Grazie ancora 🙂

  2. Concordo assolutamente, più di diventa atleti maturi (vecchi?), più si impara a gestire ed immagazzinare energie psichiche e a controllare la mente.
    La mente sembra non invecchiare, anzi se la si allena diventa sempre più “potente” da questo punto di vista, direi (condivido pienamente la tua esperienza a riguardo).
    Per riportarsi alla metafora lavorativa, sono proprio quelle capacità psichiche e psicologiche che ci permettono, come PM, di gestire sempre meglio i progetti, ad andare subito al punto, ad ottimizzare costi, tempo, risorse e quindi energie. E quindi, “Qi” o meno, le due metafore mi sembrano molto calzanti 🙂

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